Cascina Maggiore

Cascina Maggiore
Al centro del podere sta, fin dalle origini, il palazzo Stampa Aloardi, che, per una consuetudine risalente alla fine del XVIII secolo, è più conosciuto come Palazzo Marino. L'estensione del podere, fin dalla redazione del Catasto Teresiano, risalente alla prima metà del XVIII secolo, era tale da coprire tutta l'area a nord del Naviglio Grande, approssimativamente compresa fra quelle che sono, ai nostri giorni, la Nuova Vigevanese, la strada comunale per Cusago, il Naviglio stesso e la strada comunale per San Vito che inizia alla Bettolina. I proprietari, a cominciare dagli Stampa, furono sempre famiglie milanesi che avevano investito i loro denari nell'acquisto di terre attorno alla città, affidandone la conduzione a degli affittuari che diventavano - quand'erano capaci e sostenuti dalla fortuna - assai influenti nel luogo dove s'installavano. Gli Aloardi, nella seconda metà del XVIII secolo, acquisivano e conducevano direttamente il podere e grazie a quello prendevano anche nelle proprie mani l'amministrazione del paese. Pietro Aloardi, che nel 1758 ha acquisito la proprietà del palazzo e del fondo dal marchese Ignazio Pozzo, ha la carica di Sindaco di Gaggiano all'epoca della Repubblica Cisalpina imposta dall'esercito napoleonico. La conformazione definitiva della "cascina", tra le più imponenti del territorio, risale a quell'epoca: nel centro c'è il palazzo, collegato al Naviglio da un viale fiancheggiato da viti e piante da frutta e aperto sulla Strada postale (la Via Gozzadini in una versione più larga dell'attuale) con l'elegante “teatrino” che sostiene il cancello; attorno, procedendo in senso orario a partire da nord ovest, un grande orto alle spalle della chiesa fiancheggiato dalla lunga "foppa" o fossa del letame scavata alla fine del Settecento; un fabbricato rustico disposto perpendicolarmente al Naviglio e comprensivo di stalle e fienili fronteggiato per tutta la sua lunghezza (circa 70 metri) da un'aia; diversi fabbricati di minori dimensioni a uso deposito e laboratori, un giardino grande e un giardino piccolo, un altro complesso di fabbricati (con casera, fienili, pollai, porcilaie, stalla e abitazioni) che ne sarà distaccato all'inizio del XX secolo per dar vita alla Cascina Minore e infine la corte con le abitazioni dei salariati che ancora oggi si riconosce in Via Gozzadini 25. Una appendice del podere si trovava sulla riva destra del Naviglio, in corrispondenza della località chiamata Gaggianello, un complesso di costruzioni allora distanziato dalla Gaggiano vera e propria, distribuito a nord e a sud del Naviglio (Gaggianello di sopra e Gaggianello di sotto). La conduzione del fondo, che alla morte dell'Aloardi è di 1.522 pertiche milanesi (equivalenti a poco meno di un milione di metri quadrati), sarà da quel momento affittata con contratti della durata di nove anni a decorrere dal giorno di San Martino (11 novembre) a fittabili già dotati di un proprio notevole capitale, indispensabile sia per prestare le dovute garanzie, sia per acquisire dal predecessore tutti i beni mobili che quello lascia (attrezzi, carri, bestiame, scorte). In occasione di ogni cambio nella conduzione del fondo si redigono accurati inventari in cui viene descritto lo stato dei fabbricati, delle strade, dei ponti e delle rogge e verificato, uno a uno, il numero degli alberi. Si contano a migliaia i tronchi che Carlo Gaslini prende in consegna nel 1840, fra gabbe dolci, gabbe d'onizzo, roveri, olmi, pioppi, onizzi, gandioli e noci. Nel giardino l'ingegner Luigi Carmagnola che redige l'inventario conta quattro magnolie, ventidue pomi, quattro fichi, un gelso, quattro sambuchi, due roveri e due salici oltre al pergolato di vite; la ghiacciaia in mattoni è protetta da cinque robinie e dieci olmi e nell'orto, concesso in uso al parroco, ci sono viti e alberi da prugne. A cominciare dalla fine del XIX secolo il podere viene man mano impoverito dalla cessione di parti sempre più rilevanti, in coincidenza con l'arrivo della Ferrovia la cui presenza attrae nuove costruzioni. L'emorragia inizia con la cessione dei terreni per tracciare il viale diretto ai binari (1867) e per costruire la stazione (1868) e accelera subito dopo con l'abbandono di piccoli e medi appezzamenti: per la Latteria (1896), per l'Asilo Calvi Carabelli (1898), per Villa Vai (1907), l'Osteria Mantegazza (1909), Villa Daccò (1910), Casa Lanzi (1913), Casa Maggioni (1913), la Casa Parrocchiale (1914) e infine Villa Brusati (1915).
La Grande guerra rallenta per qualche anno l'erosione che, coi successivi tagli al podere (per il Monumento ai Caduti del 1923, per l'Oratorio Maschile a più riprese, per la creazione di una nuova Via 28 Ottobre - poi divenuta Sant'lnvenzio - attorno a cui crescono le abitazioni) ne hanno ridotto alquanto le dimensioni.

Collegamenti


Questo sito utilizza i cookie per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
Cliccando su "Accetto" acconsenti all'utilizzo di tutti i cookies.
Se rifiuti o chiudi questo banner potrai ugualmente consultare il sito ma alcune funzionalità potrebbero non essere disponibili.

Leggi la Cookies policy
Si tratta di cookies tecnici indispensabili al funzionamento del sito
Consentono di monitorare in forma anonima ed aggregata le visite al sito (statistiche)